di Claudio Bertolotti

Israele si aspetta una condanna inequivocabile di Hezbollah e l’imposizione di ulteriori sanzioni

All’inizio di dicembre Israele ha avviato l’operazione “Scudo del Nord”, al fine di proteggere i confini dello Stato da possibili azioni. In tale ambito le forze israeliane hanno localizzato quattro tunnel sotterranei – la cui costruzione viene attribuita dalle autorità israeliane ad Hezbollah, il gruppo libanese sostenuto dall’Iran – che partono dal Libano e consentirebbero di penetrare in Israele sfruttando un “effetto sorpresa” con cui eventualmente infiltrare un consistente numero di uomini in coordinamento con un attacco diversivo in superficie.

Sebbene le autorità israeliane abbiano dichiarato che la presenza dei tunnel non rappresenti una minaccia diretta e immediata, hanno però prontamente provveduto al loro “sistematico smantellamento” e denunciato come l’esistenza di tali tunnel costituisca una grave violazione della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite che nel 2006 poneva fine alla seconda guerra del Libano e chiedeva il rispetto della “Linea Blu”, il confine tra Israele e Libano. La posizione israeliana ha trovato il pieno e formale appoggio da parte statunitense attraverso le parole di John Bolton, Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti: “Stati Uniti “sostengono con forza gli sforzi di Israele per difendere la propria sovranità e chiedono a Hezbollah di fermare la costruzione dei tunnel in Israele e di astenersi dall’escalation e dalla violenza”. Stati Uniti che però hanno respinto la richiesta di Israele di fare pressioni sul Libano perché si assumesse la responsabilità di aver violato i termini dell’accordo, associando lo Stato libanese con Hezbollah, così da imporre sanzioni al Libano.

E dunque, sebbene fin dall’inizio dell’operazione “Scudo del Nord”, i leader politici e militari israeliani abbiano utilizzato una narrativa volta ad associare lo stato libanese a Hezbollah, a fronte del rifiuto statunitense di sostenere tale posizione, lo stesso Netanyahu ha adottato un approccio più cauto nelle sue osservazioni sul Libano, affermando che “Israele si aspetta una condanna inequivocabile di Hezbollah e l’imposizione di ulteriori sanzioni a Hezbollah”, chiedendo al governo libanese di non consentire più a Hezbollah di utilizzare il suo territorio per gli attacchi contro Israele.

Il presidente libanese Michel Aoun, alleato di Hezbollah e informato da Washington che Israele non ha intenzioni offensive contro il suo paese, ha affermato che il Libano sta trattando la questione con grande serietà ed attenzione ed è pronto ad “adottare misure per rimuovere le cause di disaccordo”, aggiungendo che il suo paese non ha “intenzioni aggressive”.

Significativo il ruolo della Russia che, seguendo le dichiarazioni statunitensi, ha dato la propria disponibilità a sostegno di Israele attraverso la portavoce del ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha affermato che “la Russia auspica che UNIFIL assolva la sua missione di monitoraggio nel sud del Libano” e “non permetta alcuna violazione”; la Russia ha inoltre invitato tutte le parti “a mostrare la necessaria responsabilità e moderazione, per evitare provocazioni e dichiarazioni che potrebbero aggravare ulteriormente lo stato di tensione”. Il 4 dicembre Mosca, nell’affermare che “non c’è dubbio sul fatto che Israele abbia il diritto di proteggere la propria sicurezza nazionale”, ha offerto il proprio supporto allo smantellamento dei tunnel da parte delle forze di sicurezza israeliane: da un lato un affermazione rilevante sul piano delle Relazioni internazionali, poiché va a toccare il tema su cui Mosca è particolarmente sensibile, ossia la contrapposizione tra Stati Uniti, Nato e Russia sul fianco est dell’Alleanza atlantica e, dall’altro lato, perché consolida il crescente ruolo di Mosca all’interno dell’intera area mediorientale.

E il supporto, accettato dal governo israeliano, ha portato all’invio a Mosca di una delegazione militare che ha discusso le procedure per le operazioni di distruzione dei tunnel transfrontalieri costruiti da Hezbollah; si è trattato del primo incontro ufficiale tra russi e israeliani dal 20 settembre, quando una delegazione israeliana si recò a Mosca nel tentativo di allentare le tensioni causate dall’incidente in cui i missili antiaerei siriani abbatterono un aereo russo.

 

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